Giuditta I , è un'opera realizzata da Gustave Klimt nel 1901. E' conservato a Vienna. Il soggetto del quadro ha un preciso riferimento biblico; nell’Antico Testamento Giuditta è
una nobile vedova ebrea che riuscì a salvare la sua città di Betulla
dall’assedio degli Assiri seducendo e poi decapitando il loro generale
Oloferne.
Quella che comunemente dagli ebrei è vista come
un’eroina per aver liberato il popolo di Dio dall’invasore, assume qui
le sembianze di Adele Blochbauer, nobildonna della borghesia viennese,
mantenendo comunque la sua valenza di icona sacra come suggerisce la preziosa cornice dorata.
La posa è estremamente sensuale,
con la veste semitrasparente che lascia intravedere le nudità del
busto e l’espressione della donna che unisce l’estasi dei sensi alla
presenza lugubre della morte, di crudele trionfo, con le labbra
semiaperte e gli occhi socchiusi in uno sguardo distaccato e freddo.
I colori sono tenui e
delicati, i folti capelli neri cingono la testa come un’aureola in
un’atmosfera decadente sospesa fra il sacro e il profano, alludendo ad
una presenza oscura e misteriosa incombente, contrastata dalla luce
dell’oro e delle pietre preziose che circondano la figura.
Giuditta ha al collo un pesante gioiello in stile liberty,
chiaro riferimento alla decapitazione, e con le dita lunghe ed
affusolate, più simili ad artigli, accarezza subdolamente la testa del
generale che tiene sottobraccio.
La figura è evanescente e proiettata in avanti; sullo sfondo privo di profondità si staglia un paesaggio stilizzato con alberi e colline, richiamo dell’arte bizantina del mosaico.
Per i suoi simbolismi ambigui e la luce
come componente dominante alcuni vedono in Giuditta una figura
positiva, vincente sull’oscurità e sul male, se pur presente in misura
evidente.
Di fronte a questa rappresentazione alquanto
provocatoria della pia Giuditta delle Sacre Scritture alcuni
contemporanei preferirono identificarla con la tentatrice Salomè, altro
personaggio biblico di rinomata malvagità.
L’artista ritornò
ancora sul tema di Giuditta con un secondo quadro del 1909, ritratto a
grandezza naturale in cui esasperò ancora di più la crudeltà e la
freddezza del suo personaggio.
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