sabato 21 aprile 2012

Giuditta I , è un'opera realizzata da Gustave Klimt nel 1901. E' conservato a Vienna. Il soggetto del quadro ha un preciso riferimento biblico; nell’Antico Testamento Giuditta è una nobile vedova ebrea che riuscì a salvare la sua città di Betulla dall’assedio degli Assiri seducendo e poi decapitando il loro generale Oloferne.

Quella che comunemente dagli ebrei è vista come un’eroina per aver liberato il popolo di Dio dall’invasore, assume qui le sembianze di Adele Blochbauer, nobildonna della borghesia viennese, mantenendo comunque la sua valenza di icona sacra come suggerisce la preziosa cornice dorata.
La posa è estremamente sensuale, con la veste semitrasparente che lascia intravedere le nudità del busto e l’espressione della donna che unisce l’estasi dei sensi alla presenza lugubre della morte, di crudele trionfo, con le labbra semiaperte e gli occhi socchiusi in uno sguardo distaccato e freddo.
I colori sono tenui e delicati, i folti capelli neri cingono la testa come un’aureola in un’atmosfera decadente sospesa fra il sacro e il profano, alludendo ad una presenza oscura e misteriosa incombente, contrastata dalla luce dell’oro e delle pietre preziose che circondano la figura.
Giuditta ha al collo un pesante gioiello in stile liberty, chiaro riferimento alla decapitazione, e con le dita lunghe ed affusolate, più simili ad artigli, accarezza subdolamente la testa del generale che tiene sottobraccio.
La figura è evanescente e proiettata in avanti; sullo sfondo privo di profondità si staglia un paesaggio stilizzato con alberi e colline, richiamo dell’arte bizantina del mosaico.
Per i suoi simbolismi ambigui e la luce come componente dominante alcuni vedono in Giuditta una figura positiva, vincente sull’oscurità e sul male, se pur presente in misura evidente.
Di fronte a questa rappresentazione alquanto provocatoria della pia Giuditta delle Sacre Scritture alcuni contemporanei preferirono identificarla con la tentatrice Salomè, altro personaggio biblico di rinomata malvagità.
L’artista ritornò ancora sul tema di Giuditta con un secondo quadro del 1909, ritratto a grandezza naturale in cui esasperò ancora di più la crudeltà e la freddezza del suo personaggio.

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